Lo spiritismo appare per la prima volta intorno 1850 in Europa (Francia) e subito dopo si propagò anche negli Stati Uniti. La religione cristiana considera di per sé reale la comunicazione con gli spiriti, pertanto vieta tale pratica perché considerata satanica. Diversi autori cattolici considerano tale pratica come una visione metapsichica dei fenomeni paranormali connessi alle manifestazioni “spiritiche”. Essendo lo spiritismo considerato come una dottrina filosofica e quindi non come pratica esoterica, in quanto la determinazione di questa fenomenologia è considerata, in tal modo, naturale e non più sovrannaturale, vi forniamo la sua definizione tecnica come dottrina filosofica.

“Lo Spiritismo è la nuova verità che viene a rivelare agli uomini, con prove irrefutabili, l’esistenza e la natura del mondo spirituale, e i suoi rapporti col mondo corporeo. Lo Spiritismo non ci presenta più il mondo spirituale come una cosa soprannaturale ma, al contrario, come una delle forze vive e continuamente in azione della natura. Lo Spiritismo adotta lo stesso metodo sperimentale delle scienze positive. Lo Spiritismo e la scienza si completano a vicenda: senza lo Spiritismo, la scienza si trova nell’impossibilità di spiegare certi fenomeni per mezzo delle sole leggi della materia; senza la scienza, lo Spiritismo sarebbe privo di appoggio e fuori controllo. La scienza e la religione sono le due leve dell’intelligenza umana; l’una rivela le leggi del mondo materiale e l’altra quelle del mondo morale, mentre lo Spiritismo, come terza leva, rivela quelle del mondo spirituale: ma poiché le une e le altre leggi hanno la stessa origine, che è Dio, non possono contraddirsi. Lo Spiritismo, dimostrando in modo empirico e scientifico l’esistenza del mondo spirituale e i suoi rapporti con il mondo materiale, permetterebbe di comprendere una quantità di fenomeni ritenuti prima misteriosi; è la nuova cultura che sintetizza i dati positivi della scienza con il principio spirituale.

Negli spiritisti infatti desta interesse il momento del passaggio dallo stato corporeo allo stato disincarnato (momento che gli altri definirebbero impropriamente morte). La minore o maggiore facilità del distacco dell’anima dal corpo dipenderebbe dallo stato morale della prima. L’affinità tra il corpo e il perispirito sarebbe proporzionale all’attaccamento che lo spirito prova per la materia, cioè al grado di purificazione e di dematerializzazione dell’anima. Quindi se i pensieri abituali sono distaccati dalle cose terrestri, l’anima è legata al corpo da un legame così debole che si rompe senza dolore all’ultimo battito del cuore.

“La sensazione dolorosa che l’anima prova in quel momento è proporzionale ai punti di contatto che esistono tra il corpo e il perispirito e alla difficoltà più o meno grande che la separazione presenta”.