La Clavicula Salomonis (la Chiave di Salomone) è il più importante trattato magico diffuso nell’area mediterranea. È un trattato completo, in quanto fornisce tutte le indicazioni necessarie su come preparare se stessi e gli strumenti per le operazioni di Magia, quali formule impiegare, di quali simboli e sigilli munirsi per propria difese, come conversare con gli spiriti evocati, cosa chiedere. In questo senso, non esiste un altro testo di magia che sia più esplicito. La Clavicula esiste dalla più remota antichità. Certe sue formule, certi rituali, riecheggiano cerimonie Caldee e Babilonesi. Tuttavia, sono state rintracciate formule magiche Ebraiche strutturate esattamente come quelle della Clavicula e, di un libro di incantesimi per evocare gli spiriti magici attribuito a Salomone, parla già nel I secolo dell’era cristiana lo storico ebreo Giuseppe Flavio. Dieci secoli più tardi, lo storico bizantino Michele Psello parla nuovamente di un analogo trattato salomonico sui demoni. Intanto, la Chiave si era diffusa in area araba, come provano i manoscritti che ne riportano gli incantesimi, ritrovati nelle biblioteche di Damasco e di Baghdad. Successivamente, una nuova menzione del testo si trova nel Grande Alberto, trattato di Magia naturale attribuito dalla tradizione ad Alberto Magno (1193-1280), che riporta citazioni da Aronne Isacco, mago di corte dell’imperatore bizantino Manuele I Commeno. Aronne possedeva un libro magico, grazie al quale evocava legioni di spiriti. La cosa fu confermata da uno storico bizantini del XIII secolo, Niceta Coniate. Furono probabilmente i Bizantini a portare nell’Europa occidentale la Chiave, i cui primi manoscritti cominciarono a diffondersi durante l’Umanesimo (anche se il più antico manoscritto europeo conosciuto, in greco, risale al XII secolo).

Secondo quanto insegnano le scuole esoteriche, il mago deve ricopiare a mano, su pergamena vergine, tutti i suoi testi di istruzione personale. Ed è perciò che, a poco a poco, cominciarono ad accumularsi manoscritti in latino (soprattutto), in francese, in italiano, in inglese e in tedesco, riproducenti, con maggiori o minori manipolazioni, il testo della Clavicula. La maggior parte di questi manoscritti sono custoditi nel British Museum a Londra e nella Biblioteca dell’Arsenale a Parigi, ma se ne contano numerosi esemplari in biblioteche sparse per tutto il mondo e pure in collezioni private. Per il suo carattere evocatorio e diabolico, la Chiave venne proibita nel 1559 dall’Inquisizione come opera altamente pericolosa; questo non impedì che settant’anni dopo, nel 1629, apparisse la prima copia a stampa, pubblicata proprio a Roma.