I disturbi mentali possono essere classificati attraverso due modalità. Un tipo di classificazione attualmente applicata è quella per assi, secondo la metodologia utilizzata dal DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Il sistema multiassiale è utile per la valutazione non solo dei vari disturbi della mente e delle condizioni mediche generali, ma anche per comprendere i problemi di adattamento ambientale e di funzionamento psicosociale.

Gli assi sono cinque e sono così ripartiti:

Asse I: descrive i vari disturbi clinici e le diverse situazioni patologiche degne di un eventuale esame clinico;

Asse II: tratta specificatamente i disturbi di personalità e ciò che concerne il ritardo mentale;

Asse III: offre i criteri per individuare le condizioni mediche generali;

Asse IV: elenca i problemi relativi al contesto sociale e ambientale che possono contribuire alla diagnosi, prognosi e cura dei disturbi mentali (Asse I e Asse II);

Asse V: riguarda la valutazione globale del funzionamento che è essenziale per stabilire un piano di intervento e prevederne i risultati.

Da questo quadro emerge una visione olistica dell’uomo inteso come unità bio-psico-sociale.

Un altro tipo di classificazione è quello che segue la metodica psicologica tradizionale, distinguendo tra disturbi collocabili in ambito nevrotico, psicotico, di confine o di limite. Per possedere criteri orientativi nella diagnosi è utile seguire il classico modello psicologico. Perciò in primis è necessario individuare se la situazione clinica presentata esprime un disturbo collocabile nell’area nevrotica, psicotica o di confine. I criteri per orientarsi nella diagnosi sono i seguenti: a) funzionamento dell’Io; b) relazione con la realtà; c) stili difensivi; d) aree di funzionamento globale della persona.

Area nevrotica

Potrebbero essere espressione di uno stato nevrotico i seguenti disturbi elencati nel DSM.

  • Disturbi d’Ansia dell’Asse I (disturbo di panico senza agorafobia – disturbo di panico con agorafobia – agorafobia senza anamnesi di disturbo di panico – fobia specifica – fobia sociale – disturbo ossessivo-compulsivo – disturbo post-traumatico da stress – disturbo acuto da stress – disturbo d’ansia generalizzata).
  • Disturbi somatoformi dell’Asse I (disturbo di somatizzazione – disturbo somatoforme indifferenziato – disturbo algico – ipocondria e talvolta il disturbo di dismorfismo corporeo).
  • Disturbo istrionico di personalità dell’Asse II.
  • Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità dell’Asse II.

Area psicotica

  • schizofrenia – disturbo schizofreniforme – disturbo schizoaffettivo – disturbo delirante – disturbo psicotico breve (tali disturbi appartengono all’Asse I del DSM) – disturbo paranoide di personalità (questo disturbo appartiene all’Asse II del DSM.

Stati limite o di confine

Inizialmente con il termine borderline si indicavano quei disturbi che si trovavano al confine tra la dimensione nevrotica e quella psicotica. Diverse classificazioni di disturbi sono state collocate nell’area borderline a seconda degli autori. Perciò il termine borderline ha assunto differenti significati a seconda delle categorizzazioni formulate da diversi studiosi. Attualmente esiste il disturbo borderline di personalità come una specifica patologia descritta nel DSM nel capitolo sui disturbi di personalità “Asse II”. Non è ancora chiaro quali disturbi rientrino in quest’area limite. In un certo senso, però, se si prendono in considerazione i criteri per orientarsi nella diagnosi, accanto al disturbo borderline di personalità possono rientrare nello stato limite anche i seguenti disturbi: disturbo depressivo maggiore – disturbo narcisistico di personalità – disturbo antisociale di personalità – disturbi dell’alimentazione e tossicodipendenza. Infatti in questi disturbi l’esame di realtà è conservato per certi aspetti, mentre per altri cade.