La Numerologia è una disciplina le cui fonti note risalgono agli insegnamenti pitagorici, a loro volta tratti da conoscenze anteriori. È una dottrina a un tempo semplice e complessa. È semplice perché i suoi principi di base sono elementari e intuitivi, e le operazioni che richiede per trarne gli insegnamenti che servono, sono immediati e alla portata di tutti gli ingegni. È complessa perché abbraccia in realtà tutto lo scibile, e può essere applicata a ogni circostanza della vita e del pensiero, a ogni aspetto della realtà universale. La Numerologia ci affida un sistema pratico e semplice per evitare contrasti e disarmonie fra noi e il Tutto. Non va dimenticato tuttavia che, come per ogni disciplina tradizionale, le risposte definitive vanno cercate non nel senso letterale dei responsi, ma nella loro interpretazione in rapporto a noi stessi. Tracciare un responso numerologico preciso è frutto non soltanto di semplicissime operazioni aritmetiche, ma è una vera e propria arte, la cui padronanza si conquista con l’applicazione, la crescita continua e lo sviluppo delle attitudini individuali.

Nelle più antiche scritture (le notazioni sumere ed egizie, il greco, l’ebraico, il latino) i numeri venivano indicati con gli stessi simboli usati per le lettere dell’alfabeto: furono gli Hindu i primi a scegliere, per vie misteriose, segni appositi per esprimere le cifre e a inventare lo zero; conoscenza che trasmisero agli arabi, attraverso i quali poi giunse in Occidente. Nei linguaggi antichi, dunque, a ogni parola, ogni nome, veniva associato immediatamente un valore numerico, indicato dalle lettere-cifre che lo formano.

I numeri esprimono non solo quantità, ma anche idee-forza, ciascuna con un carattere precipuo e particolare, che riconduce ad archetipi universali. Poiché per la mentalità tradizionale non esiste il caso, numerare le cose o i fatti ha in sé una grande importanza e permette di accedere alla vera comprensione degli esseri e degli avvenimenti. Il pensiero tradizionale è l’esempio più generalizzato della relatività, nel senso che mette tutto in rapporto: ogni singola cosa si connette all’universo nel suo complesso, e il numero non è che un “nodo” che collega una serie di relazioni.

L’interpretazione dei numeri è una delle più antiche scienze simboliche. Per Platone è il grado più alto della conoscenza, in quanto il numero indica l’essenza dell’armonia, e l’armonia costituisce la base del cosmo e dell’uomo. I movimenti armonici, sostiene il filosofo greco, sono dello stesso genere delle intime rivoluzioni dell’anima. Per Pitagora e, mille anni dopo, per Boezio, la meditazione sui numeri è lo strumento fondamentale con cui acquisire consapevolezza del mondo: “Tutto è organizzato secondo il Numero”, si legge nel Discorso Sacro di Pitagora, mentre Boezio assicura che la conoscenza suprema passa attraverso i numeri. Secondo Nicola da Cusa, essi sono il miglior mezzo per avvicinarsi alle Verità Divine.

I numeri, dice Louis-Claude de Saint-Martin, sono gli involucri visibili degli enti: regolano non soltanto l’armonia fisica e le leggi vitali, spaziali e temporali degli esseri, ma anche i loro rapporti col Principio Primo. Non si tratta di semplici espressioni aritmetiche, ma di archetipi coeterni alla verità. Le creature stesse sono numeri, in quanto derivate dal Principio Uno, e a esso ritornano, come i numeri all’unità: “Dio è in tutto come l’unità nei numeri”.

Lo psicologo Ludwig Paneth traccia una considerazione analogica a quella del grande occultista Saint-Maryin. Sottolinea in fatti che bisogna distinguere fra numero in senso aritmetico e numero in senso simbolico: il primo definisce un oggetto in base alla quantità, ma non definisce la sua natura; il secondo esprime invece un legame con l’oggetto che esso definisce, stabilendo una relazione sottile fra l’oggetto numerato e il numero stesso.

Anche Aristotele parla della “struttura qualitativa” dei numeri in opposizione al “carattere amorfo” delle semplici entità aritmetiche.